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La nozione marxiana di 'proletario'

In un senso rigorosamente marxiano, con il termine ‹proletario› si intende il “libero” lavoratore detentore unicamente della sua forza-lavoro, dove “libero” rimanda al riconoscimento della personalità giuridica dell’individuo conseguente all’abolizione del sistema feudale e dei suoi vincoli; “forza-lavoro” ad un particolare tipo di merce (o meglio: a quello che per Marx è un particolare tipo di ciò che si presenta nella forma di merce, mentre per gli economisti è solo una merce). Deve perciò darsi una condizione storica (l’abolizione dell’istituto della servitù della gleba, l’uguaglianza formale, i diritti dell'uomo e del cittadino ecc. ecc. ) e una condizione che attiene al ruolo che il lavoro svolge all'interno del sistema capitalistico,  perché una certa realtà umana possa essere identificata facendo uso del termine "proletario". Nella società capitalistica, infatti, dice Marx, il lavoro (in un'accezione qui comune e pre-teorica) si presenta, in realtà, sotto una duplice veste. Per un verso, si tratta di un bene che si vende e si compra sul mercato e a cui spetta un valore di scambio e un prezzo - che è il prezzo in base al quale questo lavoro viene acquistato in vista dell'attività produttiva. Per un altro verso, si tratta del lavoro effettivamente erogato nel corso del reale processo produttivo. Marx distingue questi due significati della parola lavoro (nell'accezione comune) e chiama forza-lavoro il primo e lavoro in senso stretto, il secondo (materia prima di quel pluslavoro in cui, secondo Marx, consiste essenzialmente il plusvalore). Ciò che trasforma il lavoro (nell’accezione comune) in forza-lavoro, dunque, non è una qualche sua misteriosa proprietà intrinseca, bensì il modo in cui questo lavoro (nell’accezione comune) entra nel sistema produttivo; la relazione che intrattiene con il lavoro in senso stretto e con il plusvalore. Analogamente, ciò che fa di un proletario (nel senso generico e non definito del termine) un proletario nel senso di Marx, non è il semplice possesso di qualche sua dote naturale, come l’avere due braccia e la prole, ma il modo in cui questo proletario entra e si colloca in un sistema produttivo che ha nella valorizzazione del capitale la sua motivazione di fondo. Insomma, il concetto di proletario è un concetto relativo, come padre, madre, figlio ecc. In breve, un contadino veneto per quanto possa essere un proletario, non è detto che sia anche un proletario nel senso che questa parola assume nel discorso di Marx.